Testo di Luciano Belloni

Nell’ormai lontano 1998 si dava inizio alla Maratona del Lario e così, anno dopo anno, siamo giunti alla ventunesima edizione.

Questo incontro è stato chiamato anche Lario Marathon perché il percorso a lungo è stato  una vera maratona di circa 20-22 miglia, poi successivamente con percorsi più alla portata di tutti.

Questa edizione prevedeva un itinerario molto interessante, ma, nei giorni che hanno preceduto l’evento, il meteo dava poche speranze. Fidarsi delle previsioni? Fidarsi poteva essere corretto, ma c’è sempre una porzione di incertezza su cui si tenta di fare affidamento come dice il detto, la speranza è l’ultima a morire.

Con queste premesse, diversi Amici, con la comune passione di una pagaiata sul Lario e pure loro speranzosi, si sono presentati puntuali, ma l’evidenza era tale che poco c’era da fare. Si è valutato tutto, ma senza soluzione.

Confronti sui kayak presenti e lasciati sulle auto, confronti di esperienze passate in condizioni avverse, prospettive a breve e a lungo termine hanno tenuto banco sotto lo sferzare delle raffiche tra i 30 e 40 nodi ma con temperatura sopportabile.

 

 

 

 

 

Le prime rinunce e i primi rientri, ma i più coriacei ad abbandonare il campo proprio non se la sentivano, per cui si è sviluppato con urgenza il piano B che nella circostanza è stato immediatamente condiviso.

Perché non trarre spunto da abitudini tipicamente domenicali degli americani degli States? In breve si è concordato un “brunch” che, come noto, è la via di mezzo tra il breakfast e il lunch.

L’ora non ha influito sulle scelte e l’atmosfera si è ravvivata grazie all’ambiente caldo e all’esperienza culinaria in corso.

Di questa Maratona lariana mancata si lascia testimonianza con le foto di  gruppo, dei sorrisi dei presenti e delle condizioni del lago mosso dai forti venti.

L’auspicio è che questa corrente variabilità meteorologica lasci spazio a stagioni più regolari e per la ventiduesima edizione non resta che sperare in meglio.